Il cinema era stato la sua prima passione: da ragazzino, prima di darsi alle sette note, aveva studiato recitazione e preso parte a qualche lungometraggio (tra l’altro compare in una scena di A Hard Day’s Night, film del 1964 sui Beatles). La musica ha avuto la meglio e ora potrebbe tornare presto nella sua vita. «Kate Bush ha tenuto un concerto a Londra e la gente è andata a vederla, Billy Joel suona al Madison Square Garden, Bryan Adams non ha smesso di fare tour, quindi credo si possa fare», ha detto il cantante britannico. «Mi piace quando qualcuno mi fa sapere di amare una mia canzone, questo è tutto ciò che voglio». Di chi si sta parlando? Semplice, di Phil Collins.
Il mitico batterista dei Genesis ha così continuato: «Mi sono comprato un pianoforte, ce l’ho in casa, non ho scuse». Phil Collins ha compiuto 65 anni. In un momento particolare della sua vita, come ha spiegato lui stesso al Telegraph un paio di mesi fa: «Tornerò a fare musica», ha detto il songwriter inglese, che nel 2011 aveva annunciato il ritiro dalle scene a causa di problemi all’udito e all’impossibilità di suonare la batteria per un’insensibilità alle mani provocata da un intervento chirurgico. «Guardo gli Mtv Music Awards e penso che quel tipo di business non fa per me», aveva anche dichiarato all’epoca. Ora ha cambiato idea, forse per motivi più squisitamente personali, dato che la pensione non sembra avergli fatto un gran bene: l’autore di Another Day In Paradise ha confidato di non essere riuscito a godersi il tempo libero. «Avevo iniziato a bere e la mia salute ne ha pagato le conseguenze», ha confessato. «Devo rimettermi in forma».
Nel frattempo la Warner ha pubblicato le ristampe di Face Value e Both Sides, i suoi album solisti datati, rispettivamente, 1981 e 1993. Quanto al futuro, si vedrà; al momento quello del ritorno di Collins in sala d’incisione è più un desiderio espresso a voce alta assieme un altro sogno: quello di riformare i Genesis, la band in cui ha militato prima come batterista e poi, dopo l’abbandono di Peter Gabriel, anche come cantante. A differenza della reunion del 2014 per il documentario della BBC Genesis: Together and Apart, questa volta, sia chiaro, non sarebbero coinvolti né Gabriel né il chitarrista Steve Hackett, ma solo Collins, Mike Rutherford e Tony Banks. «Non c’è alcuna ragione per cui noi tre non dovremmo ritrovarci, siamo ancora amici, lo siamo sempre stati», ha osservato lo stesso Collins. «La mia voce è ok, non si è deteriorata e questa è la cosa più importante». E ancora, con un filo di sarcasmo: «Considerando che tante persone nemmeno sanno che sono un batterista, potrei farcela. Certo, sarebbe strano, non potrei suonare la batteria, che è ciò per cui ho iniziato a fare musica, ma non penso importerebbe a qualcuno».
Parole che fanno capire quanto il songwriter sia lucido rispetto alla percezione che il grande pubblico ha del suo percorso artistico. Percorso iniziato sì nel 1970, a 19 anni, con i Genesis – quando Gabriel era ancora il leader della band e il gruppo sfornava dischi prog rock diventati di culto quali Foxtrot e Selling England By The Pound –, ma esplosa, dal punto di vista della popolarità personale, negli anni Ottanta: è in quel decennio, in seguito a un altro abbandono, quello di Hackett, che i Genesis sterzano verso una musica più commerciale, raggiungendo un successo di vendite che probabilmente nemmeno Collins, prima di allora, si sarebbe mai immaginato. Parallelamente inizia per lui una fortunata carriera solista, che con hit come In The Air Tonight, Against All Odds, One More Night, Sussudio, Do You Remember? e la già citata Another Day In Paradise lo catapulta nello star system internazionale. E non è tutto, nel corso della sua lunga attività da musicista Collins ha anche suonato in un complesso jazz (i Brand X) e firmato colonne sonore, oltre a vincere premi su premi: tra i tanti riconoscimenti, sei Brit Awards, sette Grammy e un Oscar per You’ll Be in My Heart, tema musicale del film d’animazione Tarzan.
(Ricerca a cura di Pietro Usai)
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